La separazione può essere considerata come l’anticamera obbligatoria del divorzio. Nel nostro Paese, infatti, se una coppia intende porre fine al legame del matrimonio, deve necessariamente passare dalla separazione. In aggiunta, tra separazione  e divorzio devono passare almeno sei mesi nel caso di una separazione consensuale, oppure un anno nell’ipotesi della separazione giudiziale, che prevede una causa a tutti gli effetti. Ma come fare per separarsi? Scopriamolo insieme nelle prossime righe.

Cosa significa separarsi

Frequentemente si usano in modo improprio i termini “separazione” e “divorzio”. Per divorziare, però, è necessario prima separarsi, che di fatto significa lasciarsi e iniziare a vivere in due abitazioni differenti. In questo caso ci troviamo di fronte a una “separazione di fatto”, priva di effetti legali. Per separarsi, invece, e iniziare a “sciogliere” alcuni effetti del matrimonio, si dovrà procedere attraverso uno dei seguenti modi:

• Separazione in tribunale. Questo tipo di separazione può essere consensuale o giudiziale.  Nel primo caso i coniugi raggiungono un accordo sottoponendolo al giudice che in prima24 battuta proverà la strada della riconciliazione. Se questa non avesse successo, provvederà a ratificare l’accordo. Nella separazione giudiziale, invece, i due coniugi non sono d’accordo su uno o più aspetti sugli aspetti della separazione, come la divisione dei beni, la definizione dell’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli, oppure l’assegnazione della casa coniugale nel caso fossero presenti figli non ancora autosufficienti.
• Separazione in Comune. Questa avviene davanti al Sindaco o con un ufficiale di stato civile, e può essere esclusivamente di tipo consensuale. Questo significa che non è possibile separarsi in Comune senza un accordo.
• Separazione con negoziazione assistita. Questo tipo di separazione viene formalizzato con contratto vero e proprio, redatto dagli avvocati divorzisti dei due coniugi e che poi passa al vaglio finale del tribunale.

Separarsi: come fare

Il presupposto per separarsi è semplice: è sufficiente la volontà, quindi il giudice non verifica se i due coniugi vadano d’accordo o oppure litighino. Questo vuol dire che basterà che uno dei due coniugi abbia dichiarato di volersi separare. La volontà dell’altro coniuge, quindi, è del tutto ininfluente. Per la separazione consensuale, i coniugi possono presentare la domanda con l’assistenza di un solo avvocato o di uno per parte.

Il costo corrisponde a una marca da bollo di 43 euro a cui aggiungere l’onorario dell’avvocato. La coppia può anche decidere di separarsi in Comune a patto che gli accordi non prevedano alcun trasferimento di beni ad eccezione del pagamento dell’assegno di mantenimento, ma anche che non ci siano figli minori, oppure maggiorenni non ancora autosufficienti. Il procedimento è del tutto gratuito ad eccezione di un contributo fisso di 16 euro.

In questa seconda ipotesi la coppia si presenta in Comune manifestando la volontà di separarsi. Otterranno un secondo appuntamento per la firma dell’atto di separazione vero e proprio. Un altro modo per separarsi prevede un accordo redatto dai propri avvocati. Si tratta di una forma molto veloce che permette di separarsi anche in presenza di figli o se si rende necessario il trasferimento di mobili o immobili. Se i coniugi non trovano un accordo, invece, è necessario fare la causa vera e propria con la separazione giudiziale.