Biciclette, tecnologie del passato.
Oggi la versione più moderna della bicicletta, più richiesta e amata ha alla base la bici scandium ma quale è stato il passato delle biciclette, conosciamo davvero tutta la loro storia, o abbiamo saltato passaggi importanti che hanno seguito generazioni intere.
Pochi sanno infatti che è esistito un tipo di bicicletta moderna, negli anni ’50 la quale prendeva il nome di VeloSolex, con tre elementi fondamentali che la rendevano così veloce da raggiungere i 45 kmh. Nella prima fabbrica c’erano circa 500 persone che lavoravano alle 4 catene, fondamentali per il suo funzionamento.
Realizzato sulla base di una bici da uomo nera grande, il rullo di trasmissione era realizzato in un materiale poco corrosivo. Gli operai della fabbrica avevano molti privilegi, fra cui quello di avere in regalo una VeloSolex nel momento in cui si raggiungeva un tot di anni di anzianità. Era un esempio di design funzionale, a riprova della funzionalità del suo stile iniziale, era proprio la sua forma resterà sempre la stessa, andando a migliorare solo gli elementi di piccole dimensione.
Con gli anni è diventata persino pieghevole, in modo da poter godere di determinate strade ma che allo stesso tempo poteva essere trasportato nel bagagliaio della propria auto. Godar completerà il veicolo introducendo alcuni processi innovativi. Elementi personalizzabili, come le semplici borse laterali.
I progettisti creano persino una miscela per prevenire i guasti, una miscela che andava portato via con se, ancorata alla gomma anteriore. Insomma era indistruttibile e prevedibile. Diviene un grande compagno di viaggio accompagnando svariate generazioni. Alla fine della guerra, il muoversi, lo spostarsi sono un forte simbolo di libertà.
Le condizioni di vita sono molto difficili, all’inizio degli anni 50 però la Solex prende parte alla ricostruzione, grazie anche all’avvento delle nuove tecnologie. Nascono nuovi progetti con design quasi aerospaziali, con auto sempre più affusolate, di fascino aereo, quasi come un contagio.
Mentre al lato opposto vi era la praticità del VeloSolex e la bicicletta che camminava da sola faceva uso di molta grafica, anche in ambito pubblicitario ma si faceva anche molta pubblicità legata agli eventi, come il giro di Francia. Dal 1962 la sua pubblicità sposa uno stile più grafico e molto ispirato al presente.
Dopo aver contribuito a mezzo secolo di mobilità, nel 1989 diviene parte dell’arte nella formazione Cartier. Stuzzica così la passione dei collezionisti, per i quali si va a creare addirittura numerosi oggetti placcati in oro, biciclette intere . Senza smettere mai di ispirare i visionari, fino ad essere adattata ai nostri tempi.
Non fa rumore, non inquina, si unisce il mito alla contemporaneità, con un design innovativo. Con ben 2 ore e 15 minuti di autonomia, con una batteria auto movibile che può essere caricato tranquillamente in auto e in ufficio. Si arrivò a farla disegnare da capo persino a Pininfarina, diventando così sempre di più un oggetto simbolo.
I valori che ha sempre riecheggiato erano quelli del rispetto dell’ambiente, della grande autonomia nonostante la crisi, il riuscire a rendere le persone libere, con l’ebrezza del vento sulla faccia, pur essendo l’emblema della sicurezza e della praticità. Per terminare con una frase di Arthur Bloch e che un tempo si sposavano bene con l’evoluzione di questa bici, <<é complicato fare il semplice ma è semplice fare il complicato>>.
Autore: giuseppeleo
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