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Controindicazioni impianti dentali: i casi da considerare

22 Ottobre 2016Autore: ciro Nessun commento

impianti-dentaliIl ricorso ad alcune delle moderne tecniche d’implantologia risulta sempre più attivo e frequente su scala nazionale, ciò grazie ai grandi feedback ottenuti e conseguiti nel tempo a fronte di costi relativamente contenuti nella scala a lungo termine oltre che di un rapporto benificio-rischio decisamente vantaggioso per paziente e medico, ciononostante il ricorso agli impianti dentali può vantare delle controindicazioni poco discusse in sede generale.

Il discorso vale in linea di massima per qualsiasi tipologia di paziente, ciascuno viene infatti sottoposto ad un accurato ed articolato processo di anamnesi volto ad investigare il passato e la recente storia clinica al fine di poter individuare alcuni fattori proprio delle contrindicazioni impianti dentali. Molti dei casi più complessi sono spesso legati a patologie croniche, come il diabete, l’insufficienza renale cronica, cirrosi epatica e persino disturbi coagulativi, mentre in determinati casi si tratti invece di situazioni temporanee come la gravidanza da tenere in considerazione solo per uno stato precauzionale essendo l’implantologia un vero e proprio intervento chirurgico.

La scelta di acconsentire o meno all’utilizzo di impianti dentali, ovviamente avallata o meno dal medico, si vincola però a due fattori massimi rappresentati dalla possibile mancanza di osso e chiaramente dall’età del paziente: ciascuno può infatti veicolare l’appropriatezza o meno di un qualsivoglia intervento a seguito delle controindicazioni legate ai vantaggi rispetto il singolo caso, i possibili effetti collaterali nel medio e lungo termine oltre che lo sforzo per poter sopperire all’assenza di principi basilari dell’implantologia.

Partendo dalla mancanza di osso, dopo aver eseguito un monitoraggio con radiografie – quali la tomografia computerizzata – e strumenti di pianificazione quali la chirurgia computer guidata, si potrà procedere alla valutazione del ricorso ad eventuali innesti ossei guidati al fine di poter sopperire all’assenza di una buona base nella quale eseguire il processo d’impianto con l’utilizzo di perni in titanio sui quali poi far poggiare le nuove capsule responsabili della stabilità stessa della dentatura dinanzi i processi erosivi rappresentati dalla masticazione nel corso del tempo ed eventuali altri micro fenomeni come il nervosismo tipico di chi necessità di un bite. Tra le opzioni non mancano diverse scelte come il ricorso agli innesti ossei autogeni – ricavati da altre zone come l’anca o aree intraorali al fine di minimizzare il possibile rigetto) risultando sicuramente meno invasive ma ugualmente primarie nella definizione di eventuali controindicazioni sugli impianti dentali.

In ultima sede, fattore spesso trascurato seppur davvero primario nel suo complesso, riguarda l’età del soggetto che può influire in determinati casi sulla scelta di ricorso o rinuncia all’implantologia dentale sulla base di recenti studi che hanno dimostrato come in determinate fasce particolarmente avanzate seppur il successo sia il medesimo della maggioranza dei pazienti lo sforzo risolutivo pare esser meno vantaggioso dinanzi proprio l’aspettativa di vita; discorso invece completamente differente per i soggetti al di sotto della soglia dei 18 o 20 anni per i quali è sostanzialmente consigliato attendere il completamento della fase di sviluppo per poter valutare qualsivoglia tipologia d’intervento senza generare disattese o complicazioni frutto della fretta interventistica prima di ottenere un quadro preciso.

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Autore: ciro

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