Infertilità di coppia, la strada della fecondazione assistita
L’infertilità di coppia è un problema molto più comune di quanto non si pensi. Si stima che in Italia il 20% delle coppie sia affetto da infertilità, ovvero il mancato concepimento dopo 2 anni di tentativi di avere un bambino; negli ultimi anni, complici l’aumento dell’età di creazione di una propria famiglia ed alcune problematiche mediche la cui incidenza è aumentata,, sono numerose le coppie che si rivolgono ai medici per capire qual è il problema che impedisce loro di concepire un bambino.
L’infertilità è una condizione traumatica per la coppia che fatica a coronare il proprio sogno di avere un bambino. Quando sono passati almeno 2 anni e ancora la donna non ha concepito, i medici cominciano gli accertamenti partendo dall’uomo, non perchè statisticamente sia più probabile che abbia un problema (in più della metà dei casi la problematica è di origine femminile), ma perché le indagini sull’uomo sono meno invasive e molto meno costose rispetto a quelle necessarie per la donna.
Le cause dell’infertilità sono numerose: infezioni, carenza/assenza di spermatozoi, varicocele e malformazioni per l’uomo, disturbi dell’ovulazione, problemi ormonali, endometriosi, infezioni e cause genetiche per la donna, il cui apparato genitale è estremamente complesso. Quando nonostante le cure tentate l’infertilità di coppia non viene risolta e non si ha il concepimento, si può tentare la strada della riproduzione assistita. La riproduzione medicalmente assistita consiste, in parole povere, nel mettere a contatto gli ovuli della donna con gli spermatozoi dell’uomo all’interno di una provetta, per massimizzare le probabilità di concepimento; in caso avvenga la fecondazione, l’embrione viene trasferito nell’utero della donna, dove (se tutto è andato bene) avviene l’attecchimento ed inizia la gravidanza.
Nei più moderni centri di riproduzione assistita a Roma, sono disponibili due tecniche per far sì che la fecondazione in vitro avvenga con le massime probabilità di successo. La tecnica meno complessa e meno recente, ma non per questo meno efficace, è la Fivet: gli ovociti prelevati dalla donna e gli spermatozoi prelevati dall’uomo vengono esaminati e, se idonei, messi a contatto in una speciale provetta per alcune ore, a temperatura di 37°C. Se la fecondazione avviene, dopo 48 ore il pre-embrione viene impiantato nell’utero. Questa tecnica solitamente ha successo, ma in caso di grave mancanza di spermatozoi (tale da non raggiungere il numero minimo richiesto per la Fivet) dal 1993 è disponibile la ICSI, che necessita di un solo ovulo e, teoricamente, di un solo spermatozoo: si utilizza infatti in caso di spermatozoi con assenza di movimento o con anomalie non genetiche. La fecondazione avviene tramite una speciale micropipetta. Utilizzando il microscopio a 400 ingrandimento, il biologo verifica la maturità degli ovuli e successivamente inocula lo spermatozoo direttamente nell’ovulo. Se la fecondazione va a buon fine, l’embrione viene posizionato nell’utero con un sottile catetere.
Il trasferimento dell’embrione è una procedura semplice che non richiede anestesia, dura circa 15 minuti e richiede poi alcune ore di riposo per la donna. Durante la procreazione assistita vengono fecondati più ovuli, per ridurre i costi e rendere possibile riprovare il trasferimento in caso di insuccesso; gli embrioni non utilizzati vengono crioconservati in azoto liquido.
Autore: admin
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