Le opzioni per un impianto dentale con scarsa matrice ossea
Un impianto dentale quando si ha poco osso si può fare? Solo fino a pochi anni fa, la risposta era no. Per fortuna oggi la mancanza di osso o la presenza di una matrice ossea debole, situazioni che si verificano in età avanzata o in presenza di alcune malattie, non sono più criterio di esclusione dall’impianto dentale: numerosi centri specialistici, come il centro di implantologia di Ventimiglia, offrono moderne e innovative soluzioni personalizzate per ogni paziente, che così potrà riprendere la sua vita sociale con successo senza essere stigmatizzato per la mancanza di denti. Come già detto, le opzioni sono numerose; vediamole una per una.
L’opzione classica per chi ha poco osso è la chirurgia ricostruttiva dell’osso. Quando l’osso è troppo sottile per sostenere gli impianti, i chirurghi possono decidere di effettuare un rialzo del seno mascellare, in modo da sfruttare la naturale cavità del seno mascellare per inserire materiale utile all’osteointegrazione, ovvero all’integrazione ossea delle viti in titanio dell’impianto. Per la ricostruzione si può usare osso autologo, prelevato dal paziente stesso, oppure osso da una Banca biologica, cioè di un donatore compatibile. La ricostruzione si rende necessaria non solo dove è intervenuto un processo di riassorbimento o di grave atrofia, ma anche quando è necessario estrarre vecchi impianti, a causa di errori nel posizionamento o di infezioni; in tal caso l’osso inevitabilmente estratto insieme all’impianto viene sostituito da matrice ossea esogena.
In alcuni casi, il paziente può essere idoneo all’impianto con viti corte, di lunghezza inferiore ai 10 mm. Questo approccio genera numerosi dubbi perchè molti professionisti ritengono che non sia sufficiente a reggere il carico masticatorio, ma esistono nuove metodiche di costruzione dell’impianto (superficie sinterizzata) che hanno dato risultati soddisfacenti in soggetti che non erano idonei a nessun’altra soluzione.
Altre soluzioni che non prevedono la rigenerazione ossea o l’innesto osseo sono gli impianti inclinati, zigomatici o pterigoidei. Gli impianti inclinati si applicano evitando le aree di rarefazione ossea e sfruttando le zone dove l’osso è abbondante e di buona qualità; per fare ciò le viti devono essere più lunghe del normale. Questo tipo di impianto permette anche il carico immediato, ovvero il fissaggio delle protesi definitive subito dopo l’inserimento dell’impianto. Gli impianti pterigoidei sono eseguiti fissando le viti nelle vicinanze del processo pterigoideo, una metodica molto delicata che richiede l’assistenza computerizzata, così come gli impianti zigomatici, che vengono ancorati all’osso zigomatico mediante viti molto lunghe.
Quando invece l’osso viene perso dopo aver effettuato l’impianto, ad esempio a causa di processi infiammatori o infettivi, si può attuare la rigenerazione ossea che consiste nel posizionamento di membrane speciali, che stimolano la deposizione di matrice ossea da parte di cellule specializzate. La membrana viene posizionata e fissata nell’area interessata dalla perdita di matrice ossea: nella zona viene inserito un frammento di osso del paziente che, irrorato dai vasi sanguigni, forma una sorta di coagulo, ricco di fattori di crescita e cristalli di idrossiapatite che stimolano fortemente la rigenerazione dell’osso. Nei casi meno gravi la rigenerazione ossea si può attuare anche prima dell’inserimento degli impianti.
Autore: admin
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