Pelviperineologia: la branchia delle colonproctologia dedita al pavimento pelvico
La ricerca e l’attenzione del Sistema sanitario italiano, e non solo, stanno spingendo per il perfezionamento dei meccanismi di screening e gestione dei pazienti, migliorando i rendimenti anche nell’ambito del rischio clinico, punto quest ultimo molto caro ai sistemi sanitari in un periodo dove l’attenzione al risvolto legale è particolarmente elevata, aspetti particolarmente importanti per tutte le persone che possono essere interessate per diverse patologie, avendo la totale sicurezza dell’interesse reciproco da parte degli operatori sanitari, ciò specificamente per medici ed infermieri, come nel caso della colonproctologia.
Definito come un approccio chirurgico e conservativo, al contempo, per tutte le patologie capaci di colpire ed interessare il tratto terminale dell’intestino, la colonproctologia, la cui presenza nell’ambito sanitario sta aumentando nel corso del tempo con unità operative specializzate nei principali ospedali in tutta Italia, si compone a sua volta di alcune sotto categorie con un’importanza che soltanto nell’ultimo periodo sta emergendo in modo notevole, e soprattutto riconosciuto dati alla mano, per la prevenzione delle patologie come quelle inerenti il pavimento pelvico, ed è questo il caso della pelviperineologia, la cui area di specializzazione risulta essere molto utile in determinati contesti clinici.
Sull’argomento, in netta crescita all’interno del panorama, è intervenuta, tra le tante, l’Ausl di Faenza che ha indetto lo scorso 10 Maggio uno dei primi convegni illustrativi sui vantaggi e rischi della pelviperineologia la quale, similmente alla categoria madre identificata nella colonproctologia, migliora trattamento e gestione delle complicanze in modo specialistico, interessando anche la diagnosi, il tutto delineando la possibilità di attuare un percorso diagnostico con trattamenti stabiliti man mano con l’avanzamento delle analisi potendo optare per approcci conservativi, in funzione del tipo di patologia, oppure riabilitativo sino alla scelta di ricorso per interventi chirurgici, con opzione di scelta tra mono settoriale o anche combinata, queste ultime da selezionare in base ai dati emersi durante la diagnosi per evitare complicanze e favorire un recupero anche graduale con piccole correzioni mirate da valutare in un percorso terapeutico più ampio e quindi lungo.
Il ricorso a tali strumenti, propri della colonproctologia ed in particolare della pelviperineologia, rientrano all’interno di un contesto nel quale l’obiettivo principe resta il contenimento delle patologie del pavimento pelvico che continuano a creare ingenti problemi ai cittadini, limitando le complessità derivate dai loro trattamenti, esattamente quelle che si verificano, spesso assistendo anche a ricomparse spiacevoli e demotivanti nell’ottica psicologica, con malattie funzionali come stipsi ed incontinenza, con la prima capace di sfociare in problemi di natura emorroidale, con rimedi che non sempre riescono a portare sollievo.
La colonproctologia, in tale ambito, riesce quindi a fornire il supporto necessario presentandosi come una solida base di partenza per poter migliorare l’approccio generalistico che i medici e gli specialisti posseggono, nella loro cultura generale e formativa di carattere professionale, fornendo un gran servizi agli utenti finali i quali, diversamente dal passato, possono finalmente contare su di un sistema di diagnosi, screening, trattamento e gestione del rischio clinico, specialmente operatorio se opzionato il ricorso alla chirurgia, che sta consentendo al al servizio sanitario di avanzare verso il futuro ottimizzando se stesso in base alle reali necessità dei pazienti.
Autore: ciro
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